TRACCE DELLE MEDITAZIONI

SE VUOI COSTRUIRE NUOVE ABITUDINI, NON FARE QUESTO!

E COSA FARE INVECE

Cambiare non deve essere una lotta. Deve essere possibile.

Ti è mai capitato di decidere che stavolta ce la farai?
Magari volevi iniziare una nuova abitudine: mangiare meglio, muoverti di più, leggere ogni giorno, meditare. Parti carica, determinata, quasi come se dentro di te si fosse svegliata una versione super disciplinata, forte e instancabile.

I primi giorni vai avanti a testa bassa, stringi i denti e ti dici: “Devo resistere!”.
Ma poi succede qualcosa.
La stanchezza si fa sentire, la motivazione si affievolisce… e senza quasi accorgertene, molli. E lì arriva la solita sensazione: frustrazione, senso di fallimento, l’idea di non essere abbastanza forte.

Ma… se non fosse colpa tua?
Se il problema non fosse la tua forza di volontà, ma il metodo?


Non sei pigra. Non ti manca la motivazione. Ti manca una strategia.

Siamo state abituate a pensare che per cambiare dobbiamo fare fatica. Che le abitudini si costruiscono con il sudore della fronte e con la rigidità del controllo.
Ma la verità è che il cervello non ama lo sforzo continuo.
Se qualcosa ci richiede troppo impegno o ci fa sentire a disagio, smettiamo di farla. Non perché siamo sbagliate o incapaci. Ma perché siamo esseri umani.


Il segreto? Rendere il cambiamento il più semplice possibile.

Non serve forzarsi. Serve partire da piccole azioni, così semplici da non poter fallire.
È così che si costruisce una nuova abitudine. Non con la perfezione, ma con la ripetizione.

Prova a iniziare così:

  • Vuoi leggere di più? Parti da tre righe al giorno. Solo tre. Se ne leggi di più, bene. Ma decidi che tre sono già abbastanza.
  • Vuoi muoverti di più? Inizia con 5 minuti di camminata o di stretching.
  • Vuoi meditare? Respira profondamente per 30 secondi appena ti svegli.

Lo scopo non è fare tanto.
Lo scopo è fare spesso.

Perché ogni piccola vittoria costruisce fiducia. E quando iniziamo a sentirci capaci, la motivazione cresce da sola.

Mangia un frutto in più.

Passa il filo interdentale su un dente.

Fai un piegamento sulle braccia.

Abituati alle piccole vittorie, che ti fanno sentire bene.


Quando qualcosa ci fa sentire bene, il cervello la registra come “una buona idea”.
E più la ripetiamo, più diventa naturale.
Non ti servirà più sforzarti per farla. Ti verrà spontanea. Sarà parte di te.


Quindi la prossima volta che vuoi cambiare qualcosa, non puntare alla perfezione.
Non cercare di “resistere”. Non serve, anzi. Ti rende l’abitudine “antipatica” perchè difficile.
Inizia da un piccolo gesto. Uno che puoi davvero sostenere.
E poi ripeti. Un passo alla volta, con dolcezza.
È così che il cambiamento diventa possibile. Il valore dei comportamenti non sta nella loro perfezione, sta nella loro continuità.

Dott.ssa Mara Pavanel

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L’INGANNEVOLE LEGAME TRA PESO E VALORE

La nostra società ha messo al centro di tutto il corpo, investendolo di un ruolo fondamentale e cruciale: quello di garantirci la felicità, il successo e la salute.

A patto però di farlo corrispondere a degli standard ben precisi: magrezza e tono muscolare per le donne, muscolosità moderata per gli uomini.

Il corpo si è trasformato così da soggetto a oggetto da manipolare e modificare ad ogni costo perchè il suo aspetto ormai coincide con la sostanza: se il fuori non corrisponde agli standard allora anche il dentro non conta più. Non esiste più.

Conta solo come appari, quale taglia hai, quanto pesi.

Questo inganno è ulteriormente alimentato dalle industrie che traggono profitto dall’insicurezza, da chi non si “sente abbastanza” e crede che sia necessario pesare un tot per avere finalmente la vita dei suoi sogni, persone si trovano spesso intrappolate in cicli di autocritica e comportamenti malsani che minano il loro benessere complessivo.

Forse è il momento di combattere questa narrazione, denunciare la sua falsità riportando l’attenzione su ciò che conta davvero, reclamare l’idea che il nostro valore sia profondamente legato alla nostra umanità e unicità, e che esistono tanti tipi di bellezza, felicità e salute e, soprattutto, che ciò che è più interessante e prezioso di noi non può essere espresso dal display di una bilancia.Forse è il momento di combattere questa narrazione, denunciare la sua falsità riportando l’attenzione su ciò che conta davvero, reclamare l’idea che il nostro valore sia profondamente legato alla nostra umanità e unicità, e che esistono tanti tipi di bellezza, felicità e salute e, soprattutto, che ciò che è più interessante e prezioso di noi non può essere espresso dal display di una bilancia.

COSA SI PUO’ NASCONDERE DIETRO LA DECISIONE DI INIZIARE UNA DIETA

Ma non ci avevi pensato

decidere di iniziare una dieta può sembrare una decisione semplice: voglio solo mangiare meglio/dimagrire/sentirmi meglio. A volte è davvero così. A volte, invece, ci sono ragioni più sottili di cui magari non siamo nemmeno consapevoli.

Proviamo a vederle insieme.

  1. Dai molta importanza al tuo aspetto fisico

La nostra società, lo sappiamo, pone grande enfasi sulla forma fisica. La forma e il peso del corpo possono finire così per rappresentare per molte persone un indicatore significativo di successo o felicità, e la dieta potrebbe essere un modo per sentirsi felici o orgogliosi.

La dieta però spesso è un forte motivo di stress e di frequente causa una intensa preoccupazione per il corpo e ci fa sentire insoddisfatti.

Chiediti: è il tuo corpo che deve cambiare, o la tua mentalità?

2. Hai paura di ingrassare

    Siamo costantemente bombardati da messaggi che sottendono il senso che magro = buono” e “grasso = cattivo”.

    La pressione per evitare di ingrassare spesso paralizza le persone anziché favorire un’alimentazione equilibrata.

    Essere in un corpo più grande non significa automaticamente essere poco sani.

    Ci sono molti fattori, oltre al peso, che determinano se una persona è in buona salute o meno.

    In realtà, a volte è proprio la paura della grassezza che alimenta cicli malsani di comportamenti estremi e conseguente cattiva salute.

    3. Stai cercando di sviluppare un senso di controllo sulla tua vita

    Molte persone che presentano un’alimentazione problematica intraprendono diete quando altri aspetti della loro vita sembrano incontrollabili: conflitti a casa o al lavoro, problemi finanziari, pressioni accademiche o difficoltà nelle relazioni.

    Il senso di controllo sull’alimentazione che dà una dieta può offrire un sollievo a breve termine da sentimenti o situazioni travolgenti e sgradevoli.

    Nel tentativo di controllare la tua alimentazione, potresti aver scoperto che il tuo problema alimentare ha iniziato a controllare te.

    Queste ragioni risuonano in qualche modo? Oppure te ne vengono in mente altre?

    Parliamone!

    dott.ssa Mara Pavanel

    (in parte tratto dal libro “Heal your relationship with food”- Rosewall&Chisholm, 2021)

    QUANDO PROPRIO NON NE HAI VOGLIA

    Hai presente quei giorni in cui ti eri ripromessa di andare a fare una camminata, di fare ginnastica, andare in palestra ma all’ultimo minuto proprio non riesci a scollarti dal divano?

    Ecco, ti capisco. Ci sono passata anche io! Non è per niente facile riuscire ad impostare delle sane abitudini e ci può volere anche molto tempo per renderle una routine.

    So bene di cosa parlo: tutte le mattine mi alzo molto presto per il mio rituale, che consiste nel fare colazione con calma (è il mio momento preferito della giornata), seguita da yoga e meditazione. Solo dopo questo posso davvero iniziare la mia giornata!

    Posso dirti che c’è voluto tempo per arrivare a rendere tutto questo una ruotine abbastanza stabile e ancora oggi ci sono delle volte che, giuro, non vorrei alzarmi, figuriamoci fare attività fisica!

    Però ci sono alcune cose che ho imparato e che mi aiutano, quando “proprio non ne ho voglia”, a non mollare e fare ciò che mi permette di prendermi cura di me.

    • Anticipare le emozioni positive: quando non me la sento di fare attività fisica, mi prendo un momento per pensare a come mi sentirò dopo. Qualunque sia il mio stato d’animo o livello di energia abbia prima, dopo lo yoga mi sento sempre meglio, sia in termini di energia che di umore. Questo pensiero mi aiuta molto ad alzarmi e muovermi.

    “Se potessimo imbottigliare l’attività fisica, avremmo a disposizione la migliore medicina del mondo” M. May

    • Renderlo più semplice possibile: questo è un “trucco” utile anche quando si sta cercando di sviluppare delle buone abitudini; piuttosto che partire in grande, cominciamo con una versione mini della abitudine che vogliamo acquisire. Non vado a correre per un’ora ma 10 minuti. Poi posso sempre aumentare ma piano piano. E quando ho una brutta giornata, posso sempre tornare alla versione ridotta della mia abitudine. Anche poco è meglio che niente.

    • Un ultimo consiglio è, come dire, preventivo: se troppo spesso ti ritrovi a “non averne voglia” forse è il momento di riflettere bene; forse hai scelto uno sport o una forma di attività fisica che non va bene per te. L’attività fisica è utile se è costante nel tempo, non una tantum e il segreto per renderla tale è anzitutto trovare qualcosa che ci piace fare. Non ci sono soluzioni che vanno bene per tutti, ognuno deve trovare la propria strada.

    Spero che questi consigli ti possano essere utili! Fammi sapere come va!

    dott.ssa Mara Pavanel

    I CONFRONTI CON GLI ALTRI: 3 COSE A CUI NON AVEVI PENSATO

    Photo by Bich Tran on Pexels.com

    Siamo tutti soggetti a confronti involontari: mentre siamo in giro, al supermercato, in palestra o passeggiando, il nostro sguardo cade su qualcuno più giovane, più magro, più muscoloso, e così via.

    Questo spesso ci porta a sentirsi demoralizzati e a pensare: “vorrei essere così anche io…”. Questo può rovinare la giornata senza nemmeno rendercene conto, poiché molti di noi lo fanno automaticamente.

    Se ti sei mai trovato in questa situazione, non preoccuparti: sei in buona compagnia! Anche io, esperta nell’affrontare l’insoddisfazione corporea da molti anni, cado in questo tranello. Siamo tutti umani! Tuttavia, posso condividere alcune riflessioni che, grazie alla mia esperienza e ai miei studi, mi aiutano in questi momenti a superare certe fragilità e a non farmi rovinare la giornata.

    Ecco tre considerazioni che potrebbero non aver mai attraversato la tua mente riguardo ai confronti con gli altri:

    1. Quando ti confronti con gli altri, il tuo sguardo è distorto: tendi a notare solo gli aspetti fisici che consideri “perfetti”, ignorando i tuoi punti di forza.
    • 2. Soffri di un “effetto riflettore”: credi che gli altri noteranno esclusivamente i difetti che ti danno fastidio. Ma la verità è che ognuno è concentrato su se stesso e non ha tempo per notare i tuoi presunti difetti.
    • 3. I confronti con gli altri possono danneggiare l’autostima: concentrarsi sui difetti fisici, trascurando le qualità personali, può minare la tua autostima. Ognuno ha valore indipendentemente dal peso o dalla forma fisica.

    Quando ti ritrovi a confrontarti con gli altri, ricorda questi meccanismi, perdonati (siamo umani) e concentra la tua attenzione sulle tue qualità, sia esteriori che interiori.

    Ricorda che sei più di un corpo.

    Hai mai sperimentato questo tipo di confronto? Condividi la tua esperienza!

    Mara Pavanel

    UNA SANA ALIMENTAZIONE è COME UN SANO SONNO: IN CHE SENSO?

    Una alimentazione sana (qualunque cosa questo voglia dire per ognuno di noi) spesso non è facile da impostare. Si tende ad andare da un estremo all’altro, dal “mangio quello che capita” al “devo mangiare perfettamente”.

    Ovviamente, entrambi gli atteggiamenti sono controproducenti, perché non aiutano in realtà a seguire un regime alimentare ragionato ma flessibile, che è quello che più facilmente ci aiuta a sentirci bene, senza stressarci troppo.

    L’analogia con il sonno, in questo senso, è molto utile.

    Photo by Karolina Grabowska on Pexels.com

    Un sano sonno, ormai lo sappiamo tutti, è favorito da una routine: è bene andare a dormire più o meno sempre alla stessa ora tutti i giorni ed è utile avere dei rituali che ci aiutano ad addormentarci, per esempio lavarsi i denti-mettere il pigiama-leggere qualche pagina.

    Tuttavia, un sonno sano, cioè che rispetta le nostre esigenze, è anche un sonno flessibile: un giorno potrei essere più stanca e aver bisogno di andare a dormire prima, oppure una sera i miei amici mi invitano fuori e potrei dover ritardare il mio addormentamento. Ancora, potrei aver bisogno di fare un riposino pomeridiano perché quel giorno necessito particolarmente di relax.

    Niente di strano, vero? A nessuno verrebbe in mente di dire che ho “sgarrato” la sera che sono uscita con gli amici e sono andata a dormire più tardi!
    O che sono stata “debole” perché ho fatto un pisolino nel pomeriggio! Ne avevo bisogno!

    Un sonno sano è un sonno a cui dedico sufficiente attenzione, sapendo che all’incirca è bene che vada a dormire ad una certa ora tutti i giorni, organizzandomi di conseguenza, ma è anche un sonno flessibile, cioè responsivo rispetto alle mie esigenze, siano esse fisiche, come una maggiore stanchezza, psicologiche o sociali, cioè la voglia di stare con gli amici. Sono tutte importanti!

    Allo stesso modo, una sana alimentazione è organizzata e pensata, in modo che possa avere sempre del cibo, il più possibile nutriente, a disposizione più volte al giorno ma è anche attenta alle mie esigenze: potrei avere più fame e quindi aver bisogno di uno spuntino, potrei avere voglia di qualcosa di particolare o potrei voler mangiare fuori con gli amici.

    Tutto questo deve aver spazio in una alimentazione perché sia sana, sia dal punto di vista nutrizionale sia psicologico.

    Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti!

    dott.ssa Mara Pavanel

    UN PESO RAGIONEVOLE

    Uno degli ostacoli maggiori che si incontra quando si intraprende un percorso per imparare a gestire il proprio peso riguarda l’obiettivo che ci si pone.

    Molte persone sono ancora convinte che sia possibile ottenere un peso “ideale”: in genere, corrisponde a qualche modello di riferimento, l’amica, l’influencer, l’attrice cui ci piacerebbe assomigliare.

    Il peso a cui ci immaginiamo la nostra vita sarà migliore, più felice, noi saremo più sicuri e più sereni.

    La nostra cultura rinforza questa credenza: le persone con un certo tipo di corpo sono ammirate, ricercate, e lodate per il loro aspetto. Ci viene costantemente detto:” se ce l’ho fatta io, puoi farlo anche tu. Che ci vuole? Fai le stesse cose che faccio io e otterrai gli stessi risultati”.

    E’ così che molte persone cascano nella trappola delle diete all’ultima moda o dell’attrezzo definitivo per fare ginnastica che risolverà tutti i loro problemi.

    La famosa bacchetta magica. Se esistesse veramente non saremmo qui a parlarne…

    E’ un discorso molto complesso, perchè dietro a queste scelte ci sono aspetti psicologici ed esigenze emotive spesso molto forti e che devono essere considerate per poter ottenere risultati evidenti e duraturi.

    Oggi però mi soffermo su un aspetto, appunto quello del peso che è ragionevole cercare di ottenere perchè, come anticipavo, se l’obiettivo che perseguo non è giusto per me, l’unica cosa che otterrò sarà frustrazione, sofferenza e, spesso, un peggioramento delle mie condizioni di partenza (leggi: riprendo i kg persi e anche di più).

    Mettiamo subito le cose in chiaro: ognuno di noi ha un range di peso all’interno del quale si colloca il nostro benessere e la nostra salute. Non un peso specifico, un certo numero sulla bilancia, ma uno spettro di valori: non “56 kg” ma tra “52 e 58”, per fare un esempio inventato. Cosa vuol dire questo? Che non ha senso cercare di mantenere un numero fisso: il peso oscilla in continuazione, durante l’anno e durante il singolo mese, per ragioni fisiologiche, normali. Inoltre, questo range cambia anche con l’età, per ragioni altrettanto naturali: il corpo cambia in continuazione. Non posso pensare di avere lo stesso peso a 50 anni di quando ne avevo 20, perchè nel frattempo sono successe un sacco di cose!

    Il nostro range di peso, va anche sottolineato, è in gran parte frutto di un progetto genetico. Ce lo abbiamo scritto alla nascita, come l’altezza cui possiamo arrivare crescendo: c’è un’altezza minima e massima indicate nei geni, e il valore finale dipenderà da numerosi fattori, come l’ambiente in cui cresciamo. Così il peso: il nostro progetto genetico contiene questo spettro di valori, in cui ci muoviamo e che possiamo influenzare attraverso per esempio l’alimentazione. Ma non più di tanto. Il nostro corpo e il nostro peso non sono così manipolabili a nostro piacimento, come per lungo tempo si è creduto.

    Questo cosa significa? Che se cerco di perdere peso, ponendomi come obiettivo un valore che è al di fuori di questo range, fallirò.

    Molte persone, che faticano a gestire il peso, fanno proprio questo errore.

    “A me che tu non voglia combattere la biologia, l’evoluzione e la psicologia non è consigliabile cercare di vivere al di sotto del tuo range di peso salutare.”

    (T. Mann, PhD)

    Il problema è che viviamo in una società che rinforza questa credenza: ci propone modelli di corpi che sono irraggiungibili per la stragrande maggioranza delle persone. Ci fa credere che, con un po’ di impegno e duro lavoro, possiamo anche noi avere quell’aspetto. L’aspetto di una persona che ha un range di peso molto diverso dal nostro. Se noi volessimo raggiungere e mantenere quel peso dovremmo vivere al di sotto del nostro range di peso salutare.

    A che prezzo? Dovresti fare della gestione del peso la tua unica ragione di vita: a costo delle tue relazioni, della tua serenità, del tuo benessere emotivo, del tuo tempo libero ecc.

    Come definisco il mio peso ragionevole, allora?

    Il peso ragionevole è “(…) quel peso che può essere ragionevolmente raggiunto e mantenuto e che permette buone condizioni di salute, fisiche, psicologiche e sociali.” (R. Dalle Grave, 1994). In altre parole, quel peso che riesco a mantenere senza particolari sforzi, mangiando un po’ di tutto con moderazione, mantenendo uno stile di vita attivo e senza preoccuparmi troppo di quello che mangio. Cerca di ricordare il peso a cui ti sentivi più a tuo agio, in forma e che sei riuscita a mantenere per diverso tempo (dopo i 21 anni)? Probabilmente quello è il tuo peso ragionevole.

    Fammi sapere cosa ne pensi e condividi se ti è stato utile!

    Mara Pavanel

    2 risposte a “UN PESO RAGIONEVOLE”

    1. Avatar ANNA RITA ROSA
      ANNA RITA ROSA

      sante parole!

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      1. Avatar Mara Pavanel
        Mara Pavanel

        Grazie Anna Rita Rosa!

        "Mi piace"

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    CHE STORIA TI RACCONTI?

    Una delle difficoltà più frequenti che si incontrano nei percorsi di perdita e gestione del peso, riguarda le storie che ci raccontiamo riguardo noi stessi e il nostro rapporto con il cibo.

    “Sono golos*”

    “Non riesco a resistere”

    “Non posso sprecare questo cibo”

    “Ormai ho ceduto, tanto vale che continui “

    “Non ho tempo per…pianificare i pasti/preparare lo snack da portare al lavoro/fare sport”

    “E’ troppo difficile per me”

    “Non è giusto che io non possa mangiare quello che voglio”

    Sono solo alcuni esempi di narrazioni che ci passano per la testa, spesso senza nemmeno rendercene conto e che influenzano il nostro modo di mangiare. A volte provengono da lontano, li abbiamo appresi magari tanto tempo fa, dai nostri genitori o da persone vicine. Sono “storie vecchie”, forse una volta avevano un senso, ma oggi possono essere un ostacolo al nostro desiderio di mangiare bene, di prenderci cura di noi.

    Ognuno di noi ha le sue preferite: mio papà, che è cresciuto nel dopoguerra, era fissato con il mangiare tutto quello che c’era nel piatto; per fortuna, avevo una mamma che mi incoraggiava invece ad ascoltare il mio stomaco e a mangiare “quello che mi sentivo”. Le sono grata per questo insegnamento, perchè mi ha sempre aiutato a mantenere un buon rapporto di fiducia verso il mio corpo e a mangiare “il giusto” per me.

    Le tue storie quali sono? E’ importante che cominci ad ascoltarle: non lasciarle passare nella tua testa, ma fermati e ascolta DAVVERO ciò che ti stai dicendo, perchè quelle parole sono spesso alla base delle tue difficoltà.

    Il primo passo per cambiare è diventarne consapevoli. Specie nelle situazioni che ti mettono in difficoltà, abituati a prenderti un momento, fai un bel respiro e ascolta ciò che ti dici; per esempio, se sei a mangiare fuori con gli amici, ti capita di pensare: “se tutti prendono il dolce, devo prenderlo anche io”?

    Una volta che hai individuato il pensiero, chiediti: “è davvero così? Oppure posso fare qualcosa di diverso? Sono davvero obbligato a farlo o posso scegliere diversamente? IO cosa voglio davvero?”

    Non ci sono risposte giuste o sbagliate: il senso dell’esercizio è mettere in discussione i pensieri che possono essere d’ostacolo al tuo percorso di cambiamento, facendoli emergere e poi decidendo se metterli in atto oppure no.

    Sono solo pensieri: finché non li agisci non diventano una realtà. In ogni momento di consapevolezza, puoi scegliere quale realtà è più giusta per te.

    Quali sono le tue storie preferite?

    Fammelo sapere nei commenti!

    Mara Pavanel

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    QUAL E’ IL TUO “PERCHE'”?

    Parliamo di un argomento molto importante perchè può rappresentare un ostacolo o meno al raggiungimento dei tuoi obiettivi. Parliamo dell’attività fisica e delle ragioni per farla.

    Non starò qui ad elencarti tutti i benefici che lo sport e in generale il movimento fisico ha per noi, le saprai benissimo anche tu: riduce lo stress, migliora l’ansia e la depressione, aumenta l’autostima, migliora la qualità del sonno, per citarne solo alcuni.

    Per dirla con le parole di qualcun atro:

    Se potessimo imbottigliare l’attività fisica, avremmo a disposizione il più potente farmaco che esista.

    Michelle May

    Sei d’accordo, vero? Sicuramente. Il problema è che moltissime persone sanno tutte queste belle cose, sanno che lo sport (parlo di sport e attività fisica indistintamente, intesa come attività fisica formale, non per forza agonistica) è fondamentale per la loro salute, che fa bene, che è bello…ma non le fanno!

    Se anche tu sei come tutti noi, anche tu hai iniziato molte volte il buon proposito di fare più movimento ma poi ti sei ritrovata a smettere, per mille motivi. E ricominciare daccapo. In più sentendoti frustrat* dall’ennesimo tentativo fallito.

    Il problema non sei tu, è alla base: perchè vogliamo fare attività fisica? La stragrande maggioranza delle persone risponde: per perdere perso e perchè non mi piace il mio corpo. Questa ragione, per quanto comprensibile e condivisibile, non funziona.

    Perchè ci spinge a concentrarci su ciò che non vogliamo invece che su quello che volgiamo. Non vogliamo avere questo peso. Non vogliamo avere questo aspetto. Allora, ci diciamo, dobbiamo faticare per cambiare, dobbiamo sudare e lottare contro questa condizione. Ebbene, non funziona così: se consideriamo lo sport solo come mezzo per bruciare calorie e dimagrire, non sosterremo a lungo questo impegno. Cercheremo attività solo in base alla loro efficacia per perdere peso e finiremo per stancarci, stufarci e mollare.

    Noi esseri umani siamo convinti a cambiare non dalle ragioni, ma dalle emozioni.

    Per portare davvero avanti il nostri intento di essere più attivi fisicamente, dobbiamo ridefinire il nostro modo di vedere l’attività fisica: non come un obbligo (perchè me lo ha ordinato il medico o mia moglie o l’influencer di turno mi ha convinto che è così che fanno tutti) ma come un regalo che mi faccio. Allora sì che è probabile che sceglieremo attività che riteniamo piacevoli, che ci fanno stare bene con noi stessi, che ci lasciano ogni volta pieni di energia e vitali. Non come se avessi appena scontato una punizione!

    Qual è il tuo perchè? Consideri lo sport un obbligo o un privilegio?

    Mara Pavanel

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    UN POTENTE ALLEATO PER IL TUO PERCORSO

    Non ci pensiamo spesso e lo diamo per scontato: proprio perchè ci siamo sempre immersi, non lo vediamo più. Parlo ovviamente dell’ambiente che ci circonda, che può avere una potentissima influenza sul nostro comportamento.

    Specie se stiamo cercando di cambiare o implementare abitudini, l’ambiente in cui viviamo può essere un alleato o un ostacolo al processo. E’ importante allora quando decidiamo di impegnarci in un percorso verso il benessere, dedicare del tempo a rivedere questo ambiente, in modo tale da ridefinirlo nel modo più adatto a noi e alle nostre mutate esigenze.

    Dobbiamo in altre parole usare quello che gli scienziati chiamano “stimulus control”. Spesso il nostro comportamento non è altro che una reazione agli stimoli presenti nell’ambiente che ci circonda: vedo un contenitore di M&M’s e ne metto in bocca uno; non è un esempio casuale, in una ricerca (i cui riferimenti adesso non ricordo) il consumo di questi dolcetti sul luogo di lavoro è stato alterato semplicemente mettendo un coperchio alla scatola che li conteneva: il gesto di dover aprire la scatola per mangiarli, rendeva tutto più faticoso e quindi scoraggiava le persone dal metterlo in atto!

    Cambiando il tuo ambiente, può frapporre ostacoli alle cattive abitudini, e rimuovere le barriere a quelle buone.

    James Clear

    Quali sono i cambiamenti che puoi cominciare a fare ora per rendere le tue scelte salutari più probabili? Per aiutarti a farlo, ho preparato una checklist che ti renderà più facile individuare quali sono le aree su cui lavorare. Puoi scaricarla gratuitamente compilando il form qui sotto.

    Buon lavoro e buon cambiamento!

    Mara Pavanel